– I protagonisti

La Commissione della Sezione di Arte Antica del 1884 era composta da: Vittorio Avondo, Ottavio Balbo, Luigi Belli, Ernesto Bertone di Sambuy, Riccardo Brayda, Alfonso Breme di Sartirana, Edoardo Calandra, Luigi Cantù, Francesco Carandini, Alfredo D’Andrade, Adolfo Dalbesio, Augusto Ferri, Francesco Gamba, Ottavio Germano, Giuseppe Giacosa, Alberto Gilli, Francesco Ianetti, Carlo Nigra, Federico Pastoris, Giuseppe Pucci, Fernando Scarampi di Villanova, Guido San Martino di Valperga, Casimiro Teia, Pietro Vayra.

La lapide sulla facciata della Casa di Chieri, collocata nel 1925, riporta i nomi dei protagonisti della realizzazione del Borgo Medievale.

Vittorio Avondo

Torino 1836 – 1910

Figlio di un docente di Diritto dell’Università di Torino originario di Lozzolo, nei pressi di Gattinara (VC), Vittorio Avondo fu pittore e conoscitore d’arte. Scoprì questa sua vocazione ancora giovanissimo e studiò pittura in Toscana, Francia, Svizzera, ove fu allievo del paesista romantico Alexandre Calame, quindi dal 1857 a Roma. A 29 anni, già conosciuto quale esperto d’arte medievale, fu chiamato nella commissione per il nuovo ordinamento del Museo del Bargello a Firenze. Dal 1861, quando fece ritorno a Torino, partecipò attivamente alla vita culturale e artistica cittadina collaborando con il Circolo degli Artisti, la Società Promotrice delle Belle Arti, l’Accademia Albertina, il Comune di Torino. Si legò ai paesaggisti e al gruppo di intellettuali della scuola pittorica di Rivara (dal luogo della residenza di Carlo Pittara presso cui erano soliti riunirsi), tra cui Federico Pastoris, Alfredo d’Andrade, Casimiro Teja e Giuseppe Giacosa. Nel 1872 acquistò il castello di Issogne, in Valle d’Aosta, dedicandosi al suo restauro e riarredo. Per la sua conoscenza del patrimonio medievale piemontese, nel 1883 fu chiamato a far parte della Sezione Storia dell’Arte per la costruzione del Borgo Medievale: elaborò con D’Andrade il progetto di realizzare un complesso che illustrasse la vita e le attività oltre all’arte e architettura del Quattrocento in Piemonte, attingendo alla documentazione degli inventari castellani sabaudi e a quanto ancora esistente sul territorio. Membro della Commissione consultiva per i Monumenti Nazionali d’Antichità e Belle Arti, si adoperò per la salvaguardia del patrimonio monumentale piemontese; in particolare lavorò attivamente per il restauro di Casa Cavassa a Saluzzo, di proprietà di Emanuele Tapparelli d’Azeglio, e di Palazzo Silva a Domodossola. Nel 1890 fu nominato Direttore del Museo Civico e, nel 1899, fu chiamato nel Comitato per il Museo Nazionale del Risorgimento. Alla sua morte, ereditò il suo patrimonio la Città di Torino, con importanti acquisizioni per il Museo Civico, mentre il Castello di Issogne andò allo Stato.

Riccardo Brayda

Genova 1849 – Torino 1911

Riccardo Brayda fu uomo dalle molte attività: ingegnere, docente universitario, uomo politico, progettista, restauratore, scrittore.
Iniziò gli studi a Savona, presso i Padri Scolopi, proseguendo a Genova, al Real Collegio di Marina, per conseguire nel 1872 il Diploma di licenza in Matematiche Pure alla Real Scuola di applicazione per allievi Ingegneri di Torino e, nel 1874, la Laurea in Ingegneria Civile.
Nel 1879 si avviò alla carriera universitaria, quale assistente alla Cattedra di Architettura di Angelo Reycend, e proseguì nell’insegnamento fino al 1901, quando preferì dedicarsi alla professione privata e alla collaborazione nell’amministrazione cittadina. Fu infatti consigliere comunale, membro del Comitato Direttivo del Museo Civico, della Commissione per la denominazione delle vie e della Commissione conservativa dei Monumenti d’arte e di antichità per la Provincia di Torino. Per il Borgo Medievale, Brayda collaborò alle ricerche e ricognizioni per il repertorio di modelli da riprodurre e fu coordinatore dei lavori di edificazione, seguendo in particolare la progettazione del muro, della torre d’ingresso, delle case di Bussoleno, di Frossasco, di Alba e della Rocca (insieme all’ingegner Pucci-Baudana).

Dal 1902 intensificò ulteriormente il proprio impegno pubblico: fu nominato Assessore nei Servizi Speciali-Lavori Pubblici, diventò membro della Commissione di polizia urbana e rurale e del Comitato dell’Esposizione di Torino del 1911. 

Nel contempo, Brayda non lasciò l’attività di progettista: a Torino due sue opere sono l’Ospizio di Carità (Palazzo degli Stemmi) e casa Giaccone (in corso Matteotti).

 

Alfredo D’Andrade

Lisbona 1839 – Genova 1915

Nato da un’agiata famiglia di commercianti di Lisbona, Alfredo D’Andrade si trasferì a Genova nel 1854 per proseguire nell’attività mercantile. Si scoprì invece attratto dalle arti figurative e dall’architettura. Diplomatosi all’Accademia Ligustica, studiò pittura a Ginevra dal paesista Alexandre Calame, ove conobbe Vittorio Avondo e Cesare Bertea, e fu indirizzato da Fontanesi ai più moderni Corot e Daubigny, a Creys nel Delfinato. Gli anni sessanta furono anni dediti alla pittura, di intensi studi e scambi culturali con i macchiaioli toscani, con la Scuola Grigia ligure di Rayper, Luxoro De Avendaño, con gli artisti piemontesi della Scuola di Rivara: Vittorio Avondo, Carlo Pittara, Federico Pastoris. In quel periodo iniziò a maturare anche l’interesse per l’architettura medievale, per la scoperta dei monumenti sul territorio, il loro studio, la loro salvaguardia e il restauro. Dal 1871 D’Andrade lavorò con Vittorio Avondo al restauro del castello di Issogne ed elaborò un metodo di intervento analitico, filologico e rispettoso del manufatto. Il progetto del Borgo Medievale, che lo vide a capo della  Commissione di Storia dell’Arte, si avvalse in larghissima misura della campagna di rilievi di monumenti piemontesi tardo medievali già da lui avviata nei decenni precedenti. Curò poi il restauro di numerosi edifici medievali in Piemonte e Valle d’Aosta: il castello di Verres, quello di Pavone Canavese (di sua proprietà dal 1885), il castello di Fénis. Nel 1886 fu nominato Delegato Regio per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria e, nel 1891, Direttore dell’Ufficio Regionale per i Monumenti del Piemonte e della Liguria. Partecipò inoltre ai lavori delle Commissioni istituite per il restauro di importanti nuclei monumentali (Venezia, il Duomo di Milano, il castello di Chillon, il centro di Firenze) e per le principali Esposizioni Internazionali a cavallo secolo. Nel 1911 progettò insieme con Carlo Nigra il Padiglione Piemontese all’Esposizione Internazionale di Roma, che ripropose la formula già sperimentata al Borgo Medievale con l’invenzione di un castello valdostano composto dalla riproduzione esatta di elementi del repertorio architettonico e decorativo regionale. E’ sepolto nella chiesetta di San Pietro, entro le mura del Castello di Pavone.

 

Giuseppe Giacosa

Colleretto Parella (ora Collaretto Giacosa, TO) 1847 – 1906

Giuseppe Giacosa seguì studi di legge intraprendendo la carriera di avvocato, ben presto abbandonata per dedicarsi alla vocazione letteraria.

A Torino frequentò i giovani della “scapigliatura piemontese”: G. Camerana, Igino Ugo Tarchetti, Emilio Praga.

Dal 1872 raccolse i primi successi teatrali, che lo spinsero a proseguire nella carriera di drammaturgo, oltre che di letterato e giornalista. Sulla scia del successo ottenuto da Una partita a scacchi, rappresentata nel (1873), compose vari drammi di ambiente medievale come Trionfo d’amore (1875), Il fratello d’armi (1877), Il Conte Rosso (1880), La signora di Challant (1891 – interpretata da Eleonora Duse e poi da Sarah Bernhardt). Il suo interesse per il medioevo emerge anche da saggi di storia e di viaggio: Il castello di Issogne in Val d’Aosta, del 1884, e Castelli valdostani e canavesani (1897), strettamente interrelato a quello per il territorio montano piemontese. Nel 1884, tenne conferenze sulla Rocca durante l’Esposizione e sua fu l’introduzione del Catalogo, la guida alla visita del Borgo. Fu anche noto librettista per Puccini: Bohème (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1903)

 

Carlo Nigra

Castellaro de’ Giorgi (PV) 1856 – Miasino (TO) 1942

Discendente da un’importante famiglia canavesana, Carlo Nigra si mostrò n da giovane appassionato ricercatore di documenti del passato e studioso dei suoi monumenti.
Nel 1880 si laureò al Politecnico di Torino e nel 1882 entrò nel gruppo di giovani architetti che collaboravano alla costruzione del Borgo Medievale, diventando il “fotografo ufficiale” delle spedizioni di ricognizioni sul territorio piemontese e valdostano guidate da Alfredo D’Andrade. Parallelamente agli incarichi di restauro su castelli e fortificazioni medievali (particolarmente importanti quelli del castello di Montalto Dora, con D’Andrade, e poi Malgrà, a Rivarolo Canavese e Bardassano), approfondì gli studi sui monumenti del Piemonte orientale, dove condusse anche progettazioni di ville (sul Lago d’Orta).
Grazie ai suoi studi su castelli e fortificazioni medievali, fu incaricato del restauro di numerosi edifici, tra cui, particolarmente importanti, i castelli di Malgrà a Rivarolo Canavese, di Bardassano, la chiesa di S. Tommaso a Briga Novarese. Autore di molti studi e pubblicazioni sul territorio piemontese, nel 1934 è autore di Il Borgo ed il Castello Medioevali, per il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione. Nel Borgo si occupò in modo particolare della costruzione della casa di Chieri, del cortile dell’osteria, delle case di Borgofranco, di Malgrà e di Pinerolo. Dopo il 1884 continuò ad occuparsi del museo come curatore.

 

Casimiro Teja

Torino 1830 – 1897

Casimiro Teja studiò all’Accademia Albertina di Torino e si rese ben presto noto come caricaturista, collaborando alla rivista liberale Il fischietto.
Nel 1856 entrò al Pasquino, il più importante giornale satirico italiano fondato da Giuseppe Augusto Cesana e da Giovanni Piacentini, per diventarne tre anni più tardi il direttore. La sua satira colpiva i politici, ma anche medici e professionisti, giornalisti: i suoi disegni ricordano quelli dei francesi Cham, collaboratore del Charivari durante il Secondo Impero, e di Paul Gavarni, caricaturista e illustratore, ma si distinguono per la varietà e la bizzarria delle invenzioni con le quali commentava argutamente i principali avvenimenti politici italiani e stranieri, le usanze letterarie, i costumi del pubblico.

Nel 1884, nell’ambito della Sezione d’Arte Antica dell’Esposizione Generale, fece parte della sottocommissione incaricata di occuparsi degli spettacoli e dei festeggiamenti per l’inaugurazione.

 

Federico Pastoris di Casalrosso

Asti 1837 – Torino 1884

Discendente dai nobili astigiani Conti di Casalrosso, famiglia di matematici illustri, Federico Pastoris preferì gli studi artistici, seguendo i corsi dell’Accademia Albertina di Torino. Nel 1863 entrò in contatto con Alfredo D’Andrade e negli stessi anni iniziò a frequentare i pittori del gruppo di Rivara. Percorse con D’Andrade Piemonte e Valle d’Aosta, in una ricognizione del patrimonio monumentale; dalla visita ai castelli di Fénis e di Issogne trasse ispirazione per dipinti di scene in costume evocative, ambientate nelle sale di quelle dimore medievali (“I Signori di Challant”, “Il cortile del maniero di Issogne”, ora alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino). Negli anni seguenti approfondì gli studi di paesaggio, nelle campagne valsesiane, nei quali sviluppò una più libera e personale ricerca sulla luce e sulla resa atmosferica. Si interessò intanto con competenza di antiquariato e di arti decorative. Nel 1873 fu nominato Soprintendente delle Scuole di Disegno Professionale di Torino, di cui si avvertiva la crescente importanza in relazione alla volontà di rilancio dell’industria artistica. Per l’Esposizione Generale del 1884 Pastoris fornì il disegno per l’elegante Padiglione della Città di Torino e diresse i lavori delle decorazioni pittoriche del Borgo Medievale, eseguite da Giuseppe Rollini e Luigi Vacca.

 

Edoardo Calandra

Torino 1852-1911

Edoardo Calandra studiò pittura all’Accademia Albertina di Torino e con Enrico Gamba. Si orientò su soggetti storici, anche a seguito del soggiorno a Parigi, in cui conobbe i più moderni orientamenti nelle arti figurative. Intorno al 1880 entrò in contatto con il gruppo di letterati che orbitava intorno all’editore Casanova: Giovanni Camerana, Emilio Praga, Giuseppe Giacosa, Camillo Boito, Giovanni Verga, Edmondo De Amicis. Di qui nacque dapprima l’attività di illustratore di opere letterarie e quindi quella di scrittore e illustratore insieme, con i racconti di ambientazione storica La Bell’Alda e Reliquie, nel 1884. In quell’anno collaborò con la Commissione incaricata della progettazione del Borgo Medievale. Nei primi anni Novanta volse il proprio interesse al teatro, per tornare poi alla narrativa e, finalmente, pubblicare il suo capolavoro, il romanzo La bufera, nel 1899.

 

Alberto Maso Gilli

Chieri 1840 – Calvi dell’Umbria 1894

Alberto Maso Gilli si formò all’Accademia Albertina di Torino, allievo di Enrico Gamba e Andrea Gastaldi. Si dedicò alla pittura di storia, partecipando a partire dal 1860 alle esposizioni della Società Promotrice di Belle Arti. Il maggiore successo doveva però venirgli dall’attività di incisore, in particolare di acquafortista: con tale ruolo collaborò a “L’Arte in Italia” e a “L’Art”, giornale di Parigi dove si trasferì nel 1873; qui, nel 1878, vinse il primo premio in Incisione all’Esposizione Internazionale. Nel 1881 rientrò a Torino, chiamato alla cattedra di disegno dell’Accademia Albertina e, alla morte di Federico Pastoris, gli succedette quale Soprintendente alle Scuole di disegno di Torino. Legato da amicizia a Vittorio Avondo, collaborò con lui al riarredo del castello di Issogne; per l’Esposizione Generale del 1884 partecipò ai lavori della Commissione che curò la realizzazione del Borgo Medievale, occupandosi del disegno di mobili ed arredi per la Rocca. Scrisse la premessa al Catalogo ufficiale della Sezione Storia dell’Arte, in cui illustrò le motivazione culturali e i criteri costruttivi utilizzati dagli ideatori del Borgo Medioevale, e si occupò dell’organizzazione di conferenze e rappresentazioni teatrali.
L’anno successivo Gilli si trasferì a Roma, nominato Direttore della Regia Calcografia, dove promosse la nascita di una scuola di incisione e favorì la riproduzione a stampa di opere d’arte contemporanea.

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