Si entra nella sala da pranzo, l’ambiente più sfarzoso del castello, attraverso una bussola lignea che protegge dal freddo esterno. Sull’alzata delle credenze intagliate, il vasellame pregiato, piatti sbalzati, acquamanili figurati mostrano la ricchezza del signore. Il soffitto a cassettoni ha formelle dipinte con busti di gentiluomini e donne ben abbigliati, animali, frutti, drôleries. In alto corre un fregio con conigli bianchi e fiori, interrotto dal ritratto di re Arduino. Queste decorazioni furono copiate da un salone del castello di Strambino, Ivrea, oggi in rovina. I tavoli sono a cavalletti, per essere facilmente smontati e trasportati; le tovaglie sono in lino bianco a decorazioni azzurre. Le stoviglie lasciate dai commensali non sono numerose, poiché è d’uso nel medioevo servirsi da vassoi di vivande già tagliate utilizzando gli stessi piatti in più di un commensale. Tra i notevoli arredi lignei spicca il trono a baldacchino, opera di uno dei più abili intagliatori attivi a Torino, Luigi Gasperini. Sul piano centrale è posato un vaso a forma di veliero argentato dove vengono riposte le stoviglie dei signori, per proteggerle dal rischio di avvelenamenti. Al fondo della sala sono i musici che allietano i conviti al castello, alloggiati su un palco. Questo è mascherato da un finto arazzo dipinto nel 1884 da Alessandro Vacca. Il telo raffigura torneo disegnato da Federico Pastoris ispirandosi alle miniature del Livre du Roy Modus, un manoscritto del XIV secolo appartenuto ai duchi di Savoia.